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di Matteo Fusella/ Cos’è un confine? Treccani definisce questa parola come limite di un territorio. Una nazione ad esempio ha dei limiti di territori che però non sono sempre visibili. Soprattutto se si vede il mondo dallo spazio.
E che cos’è una nazione? Treccani lo definisce come un complesso delle persone che hanno comunanza di origine, di lingua, di storia e che di tale unità hanno coscienza, anche indipendentemente dalla sua realizzazione in unità politica.
Al giorno d’oggi, soprattutto per quelli che vivono in Unione Europea, sembra quasi piuttosto banale oltrepassare un confine di una nazione. Ma questo è un privilegio dato ormai per scontato da noi europei mentre per una grande fetta della popolazione mondiale, è un’impresa lasciare il proprio paese. Sia perché ci sono scarse possibilità economiche sia per motivi politici. Ma c’è anche l’opposto. Per molti è un’impresa rimanere nel proprio luogo di abitazione sempre per gli stessi motivi.
Siamo al corrente della situazione bellica dell’Ucraina con la Russia. Molti cittadini non avevano altra scelta che scappare dalla propria casa.

Molti tra cui il giovanissimo Nikita. Nell’aprile 2022 deve evacuare dalla città in cui abita, Mykolaïv, sulla costa del Mar Nero. “La mia vita era perfetta lì.”, dice Nikita, “frequentavo una scuola secondaria di preparazione per andare a studiare odontoiatria all’università.”
Hanno dovuto evacuare la città, quindi era costretto a partire. Attraversa in bus la Moldavia, la Romania e l’Ungheria. Via Austria raggiunge dopo quattro giorni l’Italia.
“Se tentassi oggi di lasciare il paese, visto che ora sono maggiorenne, non potrei oltrepassare il confine”.
Suo padre l’ha accompagnato fino in Italia ma subito dopo è rientrato in Ucraina. Di sua volontà. Al padre piace troppo il paese ucraino. Da questo momento Nikita si ritrova solo. Ma può fino ad oggi mettersi facilmente in contatto con suo padre e non rimpiange il fatto che suo padre sia rimasto in Ucraina. Dice: “Se è il suo sogno, perché no?”.

In Italia va a vivere a circa 35 km da Bologna in una casa che accoglie rifugiati. “Dove abitavo era difficile raggiungere la città. Ero il secondo rifugiato ad arrivare, poi sono arrivati una quarantina”. Abita in questa struttura per un anno e mezzo e continua a seguire online le lezioni della scuola secondaria preparatoria al percorso di laurea in Odontoiatria. Finisce e riceve il diploma. Ma c’è ora un altro ostacolo in mezzo prima di accedere all’università, deve studiare l’italiano e raggiungere un livello abbastanza alto per accedere al corso di laurea in un ateneo italiano.
Nikita ora ha 18 anni e abita in un appartamento dove vivono persone in situazione di fragilità nella periferia bolognese.
“All’inizio di quest’anno mi hanno dato la possibilità di cambiare struttura” – racconta Nikita – “e sono finito qui, all’Opera Padre Marella. All’inizio ero preoccupato per le tante persone di provenienza diversa che vivono qua”.
Nikita è aperto al futuro: “Vediamo cosa mi porta” – afferma – “voglio diventare dentista. Non c’è nulla di negativo in questo posto dove vivo. Tutti cercano sempre di sorridere e di aiutarti. Ci si diverte. Qui è come una grande famiglia.”
La volontà è la forza. I suoi sogni sono ancora intatti e ha speranza nel domani.

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