image_pdfimage_print

di Martina Selleri/ L’Italia è per definizione un paese che ha un legame indissolubile col cibo. Questo non è mai stato uno stereotipo, e ogni persona che vive qui lo sa. Il pasto è un momento cruciale nella vita quotidiana, è un momento di scambio, di condivisione e di crescita. Un pasto può veramente migliorare una giornata, specialmente quando sei un migrante ospitato in un centro di accoglienza.

Il Centro Astalli, aperto tre anni fa a Bologna, ma già da tempo presente sul nostro territorio, è nato come progetto SAI di accoglienza istituzionale, e può ospitare fino a ventiquattro persone. Allo stesso tempo, avendo a disposizione un grande stabile con diversi piani, ha aperto anche un progetto di terza accoglienza, quindi non istituzionale e autofinanziato, dedicato praticamente ai lavoratori migranti che escono dai normali percorsi di accoglienza, hanno un lavoro, hanno autonomia, ma non riescono a trovare casa per il semplice fatto che a Bologna casa non si trova.

Questo centro vive grazie all’aiuto dei volontari, i quali sono l’esperienza più bella secondo i ragazzi accolti: Borat, Mustafa e Stanley. Tutti e tre rappresentano la cena come il momento centrale della giornata; giornata che da ciascuno di essi è vissuta in modo differente: Borat studia International Business Economy all’università di Bologna, Mustafa lavora come pizzaiolo e Stanley è il custode del centro e frequenta la scuola serale.

Quindi, la cena diventa un momento di aggregazione tra i ragazzi ospitati, ma anche un momento di scambio coi volontari, di condivisione non solo della propria giornata, ma anche dei propri pensieri, un momento di avvicinamento tra culture diverse. In particolare, Stanley sembra ancora non concepire il motivo della presenza dei volontari: “È possibile che lo facciano per qualche motivo che non sappiamo?”, dice, come se aiutare a preparare la cena, dare lezioni di italiano e sedersi lì a tavola con loro sembrano gesti che richiedono ormai un cuore molto grande, una grande umanità, per un ragazzo come lui, che ha affrontato, e continua ad affrontare quotidianamente, il razzismo.

TORNA ALL’INDICE