di Nicola Rabbi/ L’idea era questa: coinvolgere un gruppo di giovani universitari in un viaggio di conoscenza sulla realtà dei migranti nell’area metropolitana di Bologna e realizzare alcuni viaggi in altre realtà italiane.
Abbiamo incontrato tre realtà diverse e, dopo ogni incontro, ci riunivamo per parlarne e rielaborare l’esperienza. Accanto al momento di approfondimento, c’era quello più propriamente giornalistico, ovvero abbiamo cercato di far scrivere alle ragazze e ai ragazzi quello che avevano vissuto, tramite la tecnica di scrittura giornalistica.
Si è trattato di un percorso dove realmente lo stare assieme, l’aver vissuto certe esperienze assieme, ha avuto un significato più profondo che non il prodotto che potete qui leggere.
Questo reportage un po’ strampalato, che sarebbe criticato in molte parti da un caporedattore, ha invece una bellezza e una freschezza sua. Gli autori ci raccontano molte cose, con uno spirito giovane e consapevole, usando generi di scrittura diversi, dall’intervista domanda/risposta, all’intervista articolata, dal breve saggio alla poesia, fino ad arrivare ai reportage giornalistici.
I viaggi, alla fine del percorso, dovevano essere due, uno a Trieste, dove i migranti che provengono dai Balcani, dopo un percorso atroce, cercano di entrare in Italia e uno a Ventimiglia, dove i migranti cercano invece di uscirne, anche lì incontrando difficoltà e pericoli. Se non fossero fatti tragici, questo cercare di entrare e uscire, sarebbe una buona idea narrativa per qualche film comico. Ma c’è poco da ridere.
Di viaggi ne abbiamo fatto solo uno, a Trieste, dove abbiamo incontrato l’associazione Linea d’Ombra e la Comunità di San Martino al Campo, due realtà che non dimenticheremo mai. Ed è stato proprio nel viaggio, nell’andare fuori, nell’uscire dalla bolla che tutto il gruppo, le ragazze, i ragazzi e noi, abbiamo vissuto i momenti più intensi.