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Siid inizia a raccontare la sua storia da quando era uno studente iscritto al primo anno di università in Eritrea. Era il 1999 quando venne reclutato per la guerra appena scoppiata contro l’Etiopia. Durante l’addestramento decise che per lui era arrivato il momento di lasciare il suo paese. Dopo molte difficoltà per ottenere il visto per uscire dall’Eritrea e quello per entrare in Italia, riuscì finalmente a prendere un aereo per Bologna, dove si iscrisse di nuovo all’Università. “Ho scoperto prima di tutto di essere migrante, cioè l’ultimo della società, quasi invisibile”. Con queste parole Siid racconta del suo arrivo in Italia e delle sue prime difficoltà. Ad esempio nel trovare casa, perché ogni volta che si presentava i proprietari non lo lasciavano nemmeno entrare a visitare l’appartamento. Vivendo queste discriminazioni sulla propria pelle, Siid decide che deve agire per aiutare i migranti nella sua stessa condizione, ma soprattutto le nuove generazioni di bambini e ragazzi cresciuti in Italia. Nel 2008 nasce così l’associazione Next generation Italy di cui diventa presidente.

La libertà di movimento non può essere un diritto di pochi

Secondo Siid chiunque dovrebbe avere la possibilità di viaggiare, cambiare paese, migrare in maniera sicura e legale. Questo però è consentito solo ai cittadini dei paesi occidentali, che respingono invece tutti gli altri costringendoli ad affrontare viaggi costosi, pericolosi e disumani. Molti migranti sono costretti ad indebitarsi per raggiungere l’Europa, per questo una volta arrivati è facile che finiscano a lavorare in nero o nell’illegalità. Coloro che riescono a completare il viaggio dopo aver subito torture e umiliazioni gravissime restano segnati dal trauma per anni. Tutto ciò genera dei costi per lo stato che li accoglie. Invece di bloccare i migranti (ad esempio attraverso la guardia costiera libica) o finanziare un sistema d’accoglienza insufficiente, sarebbe molto meglio per lo stato legalizzare l’immigrazione e valorizzare le persone accolte, rendendole parte del tessuto sociale ed economico.

Con gli occhi degli altri

“Ormai ho passato più anni in Italia che in Eritrea… allora sono più italiano che eritreo!”, scherza Siid. “Però l’Eritrea è dentro! C’è uno spazio tra i muscoli e la pelle e lì dentro c’è la tua cultura, la tua identità ed è difficile toglierla così. È lì e non posso dimenticarla”. In Eritrea Siid frequentava il liceo italiano e per questo, scherza ancora, “io ero già molto italiano!”. Eppure la gente lo guardava in modo strano, facendolo sentire diverso, nonostante parlasse già la lingua.

L’esperienza della migrazione può cambiare profondamente anche la percezione di se stessi. Secondo Siid, appena arrivati in un altro paese, ci si comincia a guardare attraverso “gli occhi degli altri”, vedendosi diversi e dunque vulnerabili. La maggior parte di questi sguardi, spiega Siid, sono quelli di persone ignoranti, che non conoscono e non capiscono la diversità perché magari non l’hanno mai vista prima. Ma ci sono anche sguardi di rifiuto, che spesso si traducono in odio e discriminazione, e che possono portare un migrante a credere di essere il problema. Anche a Siid è capitato, all’inizio. Ora però è diventato una persona più forte, più capace di reagire agli episodi di razzismo.

Lavorare con le persone e per le persone

Nel percorso di Siid ha avuto un grande ruolo il suo lavoro di educatore di strada, “il lavoro più bello del mondo” dice. Gli educatori e le educatrici lavorano nei quartieri, incontrando bambini e giovani e svolgendo con loro diversi progetti. “Ancora oggi mi piace fare questo lavoro perché è quello che mi tiene in contatto con la strada, con le persone”. È forse proprio il contatto diretto con la gente ad avergli permesso di essere eletto consigliere comunale a Bologna. La sua idea di cittadinanza implica infatti un dialogo costante tra il “basso” e l’“alto”, tra la strada e le istituzioni, perché è questo intreccio che fa davvero cambiare le cose.

Società e rappresentanza

Siid spiega che la società italiana si sta modificando, sta diventando sempre più diversificata, come è già avvenuto in Francia, in Germania ed in altri paesi europei, ma in Italia c’è molta meno consapevolezza ed accettazione del cambiamento. Next Generation Italy lavora molto per superare questo gap della mentalità italiana. L’inclusione secondo Siid è una questione che va affrontata su due fronti: non solo da chi arriva, ma anche gli italiani devono imparare ad integrarsi in una società che sta cambiando. C’è chi ancora non percepisce questo cambiamento, soprattutto perché le rappresentazioni dei media mainstream riflettono un’immagine falsata della società. Il lavoro di Next Generation Italy mira anche a creare consapevolezza sul passato coloniale italiano, di cui non si parla ancora a sufficienza e di cui ancora una volta si ha spesso un’immagine distorta.

La presenza di persone d’origine straniera sul nostro territorio si fa sempre più numerosa. Questo implica il bisogno di riconoscimento non solo a livello legale, ma anche a sociale e di rappresentanza politica. Siid racconta che nel corso degli anni sono stati fatti diversi tentativi per ampliare la partecipazione, anche istituzionale, degli stranieri, ma la situazione è ancora molto arretrata. La sua presenza nel Consiglio Comunale è certamente un segnale positivo che, si spera, possa portare presto ad una rappresentanza più aderente alla nuova società italiana.

Samuela Bacchereti e Matteo Giacomelli

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