Come topi in gabbia – detenuti e personale carcerario: condannati al virus?
Le fragilità al tempo del coronavirus: è questo il titolo della diretta che si terrà giovedi 16 aprile dalle ore 18 alle 19.30 sulla pagina Facebook del Centro Donati – I care (www.facebook.com/centrostudidonati ), dove sarà possibile partecipare al dibattito scrivendo direttamente sulla pagina Facebook.
All’incontro online parteciperanno Ornella Favero, presidente della Conferenza Nazionale Volontariato e Giustizia e Marcello Mattè, giornalista, dehoniano e cappellano del Carcere della Dozza di Bologna.
Modera: Annalisa Dall’Acqua, del Centro Donati – I care.
“Provate a immaginare oggi di essere rinchiusi in una galera sovraffollata, – dice Ornella Favero – sentir parlare della necessità di stare almeno a un metro di distanza l’uno dall’altro e sapere che il tuo vicino di branda sta a pochi centimetri da te. Provate a immaginare di avere una vita povera di relazioni e vedere dapprima sparire tutti i volontari, di colpo non più autorizzati a entrare in carcere, e poi improvvisamente anche i famigliari. Veder sparire le già poche possibilità di formazione e istruzione e dover riempire le giornate con il nulla e la paura”.
Le carceri italiane soffrono di un annoso problema, quello del sovraffollamento; in questo contesto le condizioni igieniche sono più difficili da garantire e in occasione della diffusione del virus in Italia l’effetto è stato dirompente.
Il problema della salute è un altro tema di difficile soluzione visto che, anche in condizioni normali, la stato di salute dei detenuti non è buono.
Infine l’altro elemento, forse il più scatenante di una rivolta su scala nazionale dopo 50 anni, sono state le misure restrittive attuate che hanno limitato i contatti con l’esterno. La possibilità di comunicare con le proprie famiglie o con i parenti in modo garantito è il desiderio più intenso che un detenuto ha.
Affrontare questi problemi in un momento di emergenza può essere anche un’opportunità per cambiare quello che non va.