di Matteo Fusella/ Intervista a Damiano Borin, uno dei fondatori e responsabili del Centro Astalli Bologna, che esiste da giugno 2020 su iniziativa di un gruppo di volontari vicini ai Gesuiti.
Cosa spinge la gente ad aiutare a integrare persone nella società italiana?
È andato di pari passo con la voglia di fare attivismo, prima facevo un lavoro completamente diverso – dice Damiano Borin – lavoravo con mio fratello che ha un’agenzia immobiliare e nonostante i buoni rapporti con lui e con il lavoro non ero soddisfatto e ho deciso di cambiare, così mi sono avvicinato al mondo dell’attivismo che è ciò a cui ancora oggi dedico la maggior parte del mio tempo libero, portando avanti diversi progetti. All’epoca collaboravo con con l’ associazione Ya Basta, parallelamente ho iniziato ad allenare una squadra di ragazzini migranti al Pallavicini. Non lavoravo perché mi ero licenziato poi mi hanno chiesto di fare una sostituzione per una persona che andava via, non pensavo di farlo come lavoro però poi mi hanno chiesto di continuare.
Quali sono gli obiettivi del Centro Astalli?
Si tratta di un’organizzazione di volontariato che ha tra gli obiettivi quello di rispondere ai bisogni emergenti dei rifugiati e dei richiedenti asilo presenti in città, attraverso servizi volti alla loro accoglienza e integrazione. Vogliamo che i nostri ospiti raggiungano l’autonomia economica personale, che abbiano le carte in regola ma soprattutto una situazione abitativa dignitosa. C’è difficoltà nel trovare un appartamento per i rifugiati del nostro centro. Durante la ricerca abbiamo talvolta risposte razziste anche da parte della città.
Qual è il ruolo dei volontari?
All’Astalli i volontari si occupano di tutti i bisogni dei migranti oltre alla manutenzione di questo centro, nel fare compagnia agli ospiti e all’integrazione lavorativa e culturale. Senza i volontari non funzionerebbe il centro.
Quanto tempo rimangono al Centro i migranti?
Solitamente è ammessa una permanenza massima di un anno dopo aver passato con successo un colloquio informale per capire la situazione di partenza del richiedente.
Siamo seguiti ogni 40 giorni da una psicoterapeuta che ci da la possibilità di fare un incontro e parlare su casi specifici che richiedono più necessità.
Come vengono accolti i migranti attualmente?
Ci sono pochi fondi e le istituzioni si concentrano su nuovi centri CAS e caserme per rifugiati che si trovano fuori dai contesti urbani-abitativi e quindi slegati da quello che dovrebbe essere la piena cittadinanza o il processo per costruirla. Dal mio punto di vista questo approccio è abbastanza discriminatorio.