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I volontari italiani sono modelli di “soft skills” (competenze trasversali), dalla capacità di relazionarsi in modo efficace a quella di gestire le emozioni, dalla consapevolezza dell’importanza della sostenibilità ambientale alla capacità di costruire reti di persone o trasformare un’idea in un’opportunità per gli altri. E chi si avvicina all’esperienza di volontariato lo fa anche per ottenere un arricchimento professionale.
È quanto emerge dai risultati dell’indagine “NOI+. Valorizza te stesso, valorizzi il volontariato” condotta da Forum Terzo Settore e Caritas Italiana, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre, che ha coinvolto circa 10mila volontari. L’obiettivo dell’indagine è quello di far compiere al nostro Paese passi in avanti sul piano del riconoscimento delle competenze trasversali di chi opera nel Terzo settore. 

Oltre il 50% dei rispondenti all’indagine mette in campo, spesso o sempre nelle proprie attività di volontariato, le 11 tipologie di competenze trasversali indicate. Le competenze più agite sono quelle sociali (92,5%), seguite dalla competenza di “apprendere ad apprendere” al’86,9% e dalle competenze personali all’85%. Supera l’80% anche la competenza di cittadinanza. Di contro, le “soft skills” meno agite sono quelle manageriali e di leadership con il 43,4% del campione che ha risposto di utilizzarle qualche volta o mai, la competenza imprenditoriale al 42% e le competenze legate alla gestione del cambiamento con il 39,3%. 

L’indagine NOI+ rileva un divario di genere: in 9 tipologie di competenze su 11 sono le donne a prevalere, con una differenza che supera i dieci punti percentuali nelle competenze interculturali (+12,4% rispetto agli uomini) e in materia di consapevolezza ed espressione culturali (+10,7%). Fanno eccezione le competenze manageriali e di leadership e la competenza digitale, dove gli uomini superano le donne rispettivamente del 4,7% e dell’1,4%.

In merito alla motivazione più importante che spinge i rispondenti a svolgere attività di volontariato emerge, con il 63,7%, la volontà di dare un contributo alla comunità. Si fermano al di sotto del 10% tutte le altre alternative, tra cui l’urgenza di far fronte ai bisogni (8,4%), la fiducia nella causa sostenuta dal proprio “gruppo” (7,3%) e l’opportunità di esplorare i propri punti di forza e di mettersi alla prova (5,3%). Tuttavia, di fronte alla possibilità di scegliere le tre motivazioni più forti, i volontari inseriscono anche l’opportunità di arricchimento personale. 

I risultati dell’indagine NOI+ sono stati presentati durante il convegno “Il ruolo del Terzo settore per lo sviluppo delle competenze”, presso Industrie Fluviali a Roma, visibile anche sul canale YouTube del Forum Terzo Settore. 

Le slides di presentazione: Primi Dati_Ricerca_NOI+.pdf

(Fonte Forum Terzo Settore Nazionale)