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Anche se nel passato abbiamo avuto donne che hanno ricoperto incarichi importanti e che, grazie al loro lavoro, alla loro dedizione, hanno contribuito a fare crescere la consapevolezza della grande capacità che può esercitare la donna nella società, mai è successo di avere in Italia due donne ricoprire i massimi livelli politici. Una, presidente del Consiglio, l’altra, segreteria del più grande partito oggi all’opposizione.
Però attenzione, queste due donne non corrispondono a uguali visioni del ruolo della donna nella società civile.
Una è espressione della destra politica ed è portatrice della visione di una donna che prevalentemente è casalinga, alleva figli e quindi ha uno scarso ruolo sociale. L’altra, al contrario, chiama le donne e tutta la società a riconoscere al mondo femminile parità di diritti al mondo maschile.
Quella dei diritti è una battaglia che le donne stanno portando avanti da tempo con alterni successi e oggi i risultati sono largamente insufficienti.

ANCeSCAO come si colloca in questo nuovo percorso?
Partiamo dalla situazione attuale che vede un ruolo importante della donna nella vita dei Centri sociali: più donne sono impegnate nei Centri sociali e meglio questi funzionano.
Ma dobbiamo ancora superare un certo paternalismo della nostra associazione. Stiamo cercando, con scarso risultato, di capire come mai abbiamo più donne impegnate nel lavoro dei Centri e meno a livello di responsabilità dirigenziali.
Dove le donne sono riuscite a prevalere registriamo un salto di qualità con importanti ricadute nelle relazioni e nella socialità.
La struttura regionale consapevole di questa situazione pensa che con il lavoro che stiamo intraprendendo, con la formazione, la socializzazione di aiutare la componente femminile ad avere un ruolo diverso e il giusto riconoscimento che le aspetta. 
(Franco Cattabriga,  presidente ANCeSCAO Emilia Romagna)

Milvia Migliari

Sono la presidente del coordinamento provinciale ANCeSCAO di Ferrara, faccio parte del consiglio nazionale e sono anche membro esecutivo nazionale. Il mio compito nell’esecutivo riguarda, essendo l’unica donna, proprio la condizione femminile all’interno dell’associazione.
Posso dire che c’è una discrepanza tra maschi e femmine: ci sono le donne in ANCeSCAO ma a livello di base, a livello dei centri sociali gestiti in gran parte dalle donne. Questa situazione è diventata più evidente dopo la pandemia che ha visto molti anziani maschi lasciare i centri sociali, anche se oggi assistiamo a un loro graduale rientro.
In ANCeSCAO le donne di solito si occupano del lavoro in cucina e di tutti i lavori di base, ma se consideriamo quante sono le cene che vengono fatte nei centri ci rendiamo conto che l’impegno femminile, le ore che dedicano ai servizi, sono molto maggiori di quelle fatte dagli uomini.
Non sono ancora molte le donne che arrivano ai ruoli dirigenziali, anche se stanno aumentano le donne che si prestano a ruoli più qualificanti e si occupano di amministrazione, di contabilità…
Ho raccolto anche dei dati che parlano di questa discrepanza: ci sono solo 12 donne su 52 membri nel consiglio nazionale il 23%, mentre nella presidenza sono solo 2 pari al 18%, io e la vicepresidente. Poi possiamo aggiungere, per quanto riguarda la presenza femminile, una referente regionale e otto donne presidenti di strutture provinciali.
Adesso stiamo cercando di capire il perché questa situazione; ci sono evidentemente dei fattori per i quali le donne non arrivano ai livelli dirigenziali.
Penso che uno dei motivi sia che le donne che assumono gli incarichi, li prendono con serietà e rinunciano se non hanno tempo e non sono in grado di farlo bene, gli uomini non si comportano così. Comunque bisogna incentivare la partecipazione femminile a livello dirigenziale. 

Maurizia Campedelli

Sono l’amministratore in ANCeSCAO Emilia Romagna; seguo il bilancio e la contabilità e faccio supporto all’ufficio della presidenza, ad esempio nel caso del Runts, mi occupo della trasmigrazione nel nuovo registro unico nazionale del Terzo Settore. In ANCeSCAO provinciale di Bologna ho le medesime funzioni e faccio attività di consulenza ai centri sociali.
Io faccio fatica a livello relazionale come donna, tra loro, gli uomini, hanno un rapporto più facile; tra maschi si parlano senza fatica, quando parlo io non mi sento sempre ascoltata, certo può darsi che anch’io abbia la mia parte di colpa. Penso che, pur essendo in maggioranza tra i soci, le donne poi non sono rappresentate adeguatamente nelle cariche dirigenziali. Stiamo lavorando per questo cambiamento e le donne sono disponibili a farlo ma c’è una diffidenza da parte maschile.
E questa situazione non è una questione solo femminile, certi meccanismi di intoppo si riprongono anche nel rapporto con i giovani, dietro alla frase “Si è sempre fatto così” non si riesce mai a cambiare.

Paola Campacci

Sono presidente del centro sociale Primavera e sono anche presidente di ANCeSCAO provincia di Forlì-Cesena.
Le donne in associazione? Le donne partecipano alla vita del mio centro sociale e fanno diverse attività. Il rapporto con gli uomini è buono, i rapporti nel centro in generale sono positivi, si fanno le cose assieme. Gli uomini rispettano le donne, del resto, se non fosse così, io non potrei certo tollerarlo.
Sono stata la prima presidente donna del mio Centro, prima era solo maschietti e abbiamo fatto in modo che le cose cambiassero un po’.
Questa differenza penso che sia anche in po’ colpa nostra, perché pensiamo di essere meno capaci degli uomini che poi non è vero per niente. Noi donne in certe situazioni siamo superiori agli uomini e dobbiamo solo farci un po’ di spazio. Penso che non possiamo sempre dare la colpa agli altri, noi stesse dobbiamo avere più coraggio e fiducia in noi stesse. Io, del resto, con gli uomini mi trovo bene, perché quello che ho da dire, lo dico e loro mi rispettano. Comunque le donne cominciano ad avere qualche potere in più tra le mani e spero che avranno sempre più responsabilità.

Simonetta Scolastra

Sono volontaria ANCeSCAO a Modena faccio varie cose all’interno dell’associazione, sto allo sportello anti truffa, seguo le tessere, lavoro al computer.
C’è una partecipazione notevole delle donne nel mio territorio, donne anche abbastanza giovani.
La situazione femminile in ANCeSCAO è come quella nel mondo del lavoro, le donne al comando sono poche. Nel volontariato c’è il problema che le donne hanno più impegni degli uomini, questi quando vanno in pensione, non sanno cosa fare e si trovano degli hobby fuori casa, le donne che vanno in pensione sanno benissimo cosa fare.
Io penso che in futuro certe cose cambieranno, le donne vanno più al sodo, sono più pratiche a risolvere le questioni, le donne concludono di più.

Paola Morri

Sono consigliere e tesoriere del centro sociale Alta Marea di Bellaria Igea Marina, vicepresidente del coordinamento provinciale di Rimini e in passato sono stata membro del consiglio nazionale e probiviro del consiglio regionale Emilia Romagna.
Personalmente mi sono sempre sentita valorizzata dentro il consiglio dove la preponderanza è maschile, ma questa differenza vale in molti altri settori e non solo nel volontariato, adesso le cose stanno cambiando e anche in ANCeSCAO cambieranno.
Nel nostro centro sociale ci sono prevalentemente donne che, per la loro duttilità, sono molto utili per gestire i vari lavori che Alta Marea richiede. Anche se le figure maschili dirigenziali sono predominanti, quelle femminili stanno crescendo grazie alla loro capacità organizzativa; le donne, diciamocelo, sanno fare più cose. Molti ruoli sono più femminili che maschili, come l’organizzazione di eventi, l’arredamento della sala e anche per la loro capacità relazionale le donne hanno una marcia in più.

Carla Scarani

Sono presidente del centro socio-ricreativo Salsoinsieme e faccio parte del consiglio di ANCeSCAO della provincia di Parma.
Essere donna in ANCeSCAO significa dedicare tanto tempo, io seguo la contabilità, i turni al bar, faccio le pulizie, sono sempre là. Gli uomini lavorano meno di noi, se non ci fossimo noi, potremmo anche chiudere Salsoinsieme.
Per quanto riguarda la minore presenza di donne nei ruoli dirigenziali può essere spiegata con il fatto che la donna è molto più occupata, io ad esempio ho tre nipoti. La donna, comunque, sa fare più cose rispetto all’uomo, è più aperta.