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di Piombo/La felicità in carcere può manifestarsi in innumerevoli modi. Sebbene si sia reclusi, la mente è libera di spaziare. Si manifesta in un semplice buongiorno, in un sorriso offerto a ogni compagno che si incontra al mattino, quando i blindi si aprono. Si cela nella conoscenza graduale di un nuovo compagno di cella, un’esperienza da affrontare con la stessa parsimonia con cui si gusta una barretta di cioccolato. Si concretizza nei gesti di solidarietà, come quello dei miei amici, che cucinano in sezione e si organizzano in tavolate per offrirmi un piatto preparato da loro, così da non mangiare dalla “casanza”. La felicità si ritrova anche nell’intimità di una cella, dove ci si riunisce per un caffè, scambiando chiacchiere su pene, confidenze o pensieri sui problemi della vita.

Questa felicità, così come la purezza e la bontà d’animo, si riconosce nelle persone; in quelle che, nonostante i numerosi anni di detenzione, sono rimaste fedeli a se stesse e non negano mai un sorriso, una battuta, o un invito a una partita a biliardino, a scacchi o a carte.

Era da un paio di giorni che sentivo il bisogno di mettere nero su bianco questi pensieri, e la scorsa notte, alle 3.30, mi sono deciso. Una luna piena e splendida inondava la cella e, mentre sorseggiavo il tè, il mio sguardo cadde per un attimo sull’ombra delle sbarre e della grata, proiettata attraverso il bicchiere di plastica. Terminato di bere, mi sono alzato per fumare una sigaretta al blindo. Lì ho trovato il mio dirimpettaio, Cristian, già sveglio e assorto nei suoi pensieri. Noi, che dormiamo poco, abbiamo quasi ogni notte un appuntamento silenzioso a quell’ora. Stava bevendo un caffè. Gli ho lanciato una crostatina e, a mia volta, mi sono preparato un caffè. Quando mi sono accorto di aver terminato le sigarette, mi ha prontamente restituito la cortesia lanciandomene una. Abbiamo sorriso entrambi, con il pollice all’insù, in attesa di poterci dare nuovamente il buongiorno a blindi aperti.

Questa è la FELICITÀ: i piccoli gesti, genuini e concreti, offerti senza aspettarsi nulla in cambio. Ed essa, neanche l’ombra di un’inferriata riflessa in un bicchiere, potrà mai limitarla.