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La gente del Pilastro è abituata a trovarsi al centro dell’attenzione. Dal post – Uno Bianca nel 1991 periodicamente i giornali non si risparmiano nel buttare questa zona di Bologna sui giornali utilizzando titoli poco gentili. Ma chi conosce veramente il Pilastro?

(Un’anticipazione del numero di febbraio del giornale di strada Piazza Grande).

di Jonathan Mastellari

Tra le 7 e le 8 mila persone abitano questo rione, spesso scambiato per quartiere, sorto gradualmente a partire dal 1966. Edilizia popolare che lo rende peculiare, ma anche tanto verde (due parchi grandi e ben curati come il Parco Pasolini e l’Arboreto), un teatro (il DOM), tre centri commerciali, tre hotel, un’importantissima biblioteca, la “Luigi Spina”, una fattoria urbana gestita dall’associazione “La fattoria” e la prima televisione di condominio in Italia, Tele Torre 19.

Il Pilastro è questo ma anche molto altro. Molti abitanti, soprattutto quelli anziani, hanno storie di militanza e impegno, come rendere questo luogo, che negli anni ’60 e ’70 si trovava realmente ai margini di Bologna, un posto collegato con la città, un luogo dove potesse regnare l’armonia tra gli abitanti, all’epoca messa a repentaglio dalle numerose famiglie di appartenenza mafiosa messe al confino al nord dai governi dell’epoca.

Oggi il Pilastro è un posto come qualsiasi altro, ma ancora al centro di pregiudizi. Per combatterli l’associazione Mastro Pilastro ha creato una mappa di comunità in italiano e inglese in formato cartaceo e digitale da scaricare dai vari siti. Mentre “Il blog del Pilastro” composto da cittadini e cittadine volontarie dal 2016 (cinquantesimo compleanno del rione) racconta il territorio in tutte le sue forme. Ingrid Negroni, una delle redattrici, racconta: “Mi sono avvicinata al blog per poter raccontare finalmente il luogo dove abito. I nostri racconti si basano sulle nostre esperienze e sulla conoscenza del territorio. Siamo stanchi di chi ci racconta senza conoscerci”. Anche lei era alla manifestazione davanti alla Biblioteca Spina di venerdì 17 gennaio indetta dalle numerose realtà che animano il Pilastro. Come lei c’era anche Angelo Savigni, membro del Direttivo di Mastro Pilastro, da più di trent’anni nel rione e da sempre combattivo “Io ricordo quando c’era la campagna qui. Mi ricordo gli eventi dell’Uno Bianca e come i giornali dipinsero questo territorio senza poi dire che gli assassini non era gente pilastrina ma poliziotti. Così è troppo facile. Sentirsi nuovamente al centro dell’attenzione per nulla ed essere raccontati senza conoscere niente ci ha stufati. Aspettiamo chiunque voglia venire a trovarci. Con la nostra associazione facciamo anche tour del rione per farlo conoscere a chi vuole. Vi aspettiamo”.

Alla manifestazione erano presenti più di duecento persone, non solo cittadini e cittadine del rione ma anche tante persone venute da fuori che qui non avevano mai messo piede. Simona, una studentessa sarda di 24 anni dice “Del Pilastro ne ho sentito parlare da subito. Appena arrivata qui a Bologna. Molti mi dissero che non conveniva cercare una stanza qui, nonostante in città per noi studenti sia un’impresa trovare un posto letto. Ammetto poi di non esserci mai venuta, non ne avevo avuto l’occasione. Oggi sono voluta venire qui in solidarietà a questo territorio. Finalmente l’ho visto e mi piace. Senza volere ho portato avanti anche io un pregiudizio”.

Sicuramente la citofonata salviniana ha creato più di un disagio, ma in modo inaspettato ha dato nuovamente al Pilastro la possibilità di farsi conoscere e non in modo negativo, come molti e molte ancora vorrebbero.