Anche quest’anno Bologna si alza e balla per le donne che subiscono violenza in tutto il mondo. L’appuntamento è per venerdì 14 febbraio alle ore 18 in Piazza San Francesco per proseguire in corteo, danzando, fino a Piazza del Nettuno. E’ possibile inoltre partecipare alle prove del flashmob previsto per la manifestazione del 14 che si svolgeranno mercoledì 12 febbraio a partire dalle 19.30 al centro sociale della Pace, in via del Pratello 53.
L’evento è organizzato da “One Billion Rising Bologna” e dalla Onlus “Casa delle donne per non subire violenza”.
Un miliardo di donne in tutto il mondo subisce violenza almeno una volta nella vita. Ogni anno il 14 febbraio un miliardo di donne in tutto il mondo balla per dire “NO” alla violenza maschile contro le donne, raccogliendo l’invito di Eve Ensler, drammaturga statunitense e autrice de “I monologhi della vagina”, vincitore di un Obie Award nel ’97. Da questa pièce teatrale è nato il V-Day, contro la violenza sulle donne e la conseguente campagna per porre fine allo stupro e alla violenza sessuale contro le donne.
“One Billion Rising Bologna” aderisce alla campagna “Pensaci Prima” che si è posta obbiettivi precisi ed estremamente significativi.
Muove richiesta perché vengano raddoppiati i fondi ai Centri antiviolenza, insomma, un fondo regionale strutturale, al posto dei bandi annuali, che ogni anno garantisca contributi economici certi e proporzionali al fabbisogno di ciascun centro antiviolenza orientato da un’ottica di genere e femminista incentrato sulla relazione tra donne, che garantisce segretezza e anonimato, un ascolto empatico e non giudicante e l’autodeterminazione delle scelte. I centri offrono, la maggior parte attraverso lavoro volontario o precario, servizi di prevenzione, accoglienza, pronto intervento, reperibilità 24h, consulenza legale, case rifugio, percorsi di orientamento al lavoro, consulenza psicologica.
Chiede anche un sostegno economico alle donne per la fuoriuscita dalla violenza. Un reddito mensile di 780 euro per le donne che hanno subito violenza e maltrattamenti per sostenerle nel percorso di separazione e di ricerca o reinserimento nel mondo del lavoro proporzionale alle necessità della singola persona fino a un massimo di due anni.
Dopo la prima accoglienza e accompagnamento delle donne che hanno subito violenza arriva una fase altrettanto complessa, quella del reinserimento. Spesso è necessario ripartire da nuova casa, una nuova scuola per i figli, un nuovo lavoro: in Italia la maggior parte delle donne con prole sono economicamente dipendenti dai coniugi o dalla famiglia in cui è avvenuto l’abuso. Per sostenere fino in fondo il percorso di fuoriuscita dalla violenza va sostenuta l’autonomia economica delle donne, evitando così che ricadano per bisogno nelle logiche di abuso del passato.
In fine un fondo per coprire le spese di assistenza legale sia in ambito penale che in ambito civile, nei casi in cui non siano coperte dal patrocinio a spese dello Stato (gratuito patrocinio). In ambito civile, infatti, le donne che hanno un introito annuo lordo superiore agli 11.493,82 euro non sono ammesse a tale beneficio. Lo stesso limite di reddito vale anche in sede penale, tranne che per le vittime di determinati reati di genere. Ad ogni modo, anche in tali ultimi casi, non vi è alcuna copertura dei costi di consulenza ed assistenza legale, prestate nella fase di indagini preliminari, se, per qualunque ragione, ad essa non segua la costituzione di parte civile. E’ importante, inoltre, che il patrocinio legale sia svolto da avvocati regolarmente iscritti che abbiano competenza e formazione specifica e continua nell’ambito del patrocinio legale alle donne vittime di violenza e maltrattamenti.