Questa settimana, più precisamente dal 16 al 18 di ottobre, si svolgerà la rassegna cinematografica che porta un po’ di Africa a Bologna. Giunta ormai alla XV edizione, CinemAfrica 2020 è dedicata a Raffaele Masto, scrittore, giornalista e conduttore radiofonico italiano che è venuto a mancare all’inizio del 2020.
Visto il periodo di emergenza sanitaria in cui verte il Paese la rassegna si svolgerà in maniera diversa dal solito. Per saperne di più abbiamo intervistato Silvia Pescatore, una giovane studentessa che da tempo fa parte dell’organizzazione Centro Studi Donati e che si occupa dell’edizione di CinemAfrica di quest’anno.
Chi sei e che ruolo ricopri nell’ambito di CinemAfrica?
Mi chiamo Silvia Pescatore e sono una studentessa di psicologia. L’anno scorso ho fatto un viaggio in Africa con l’associazione Centro Studi Donati. Dopo questo viaggio sono rimasta legata all’associazione, sono entrata a far parte della organizzazione e infatti quest’anno mi occupo della rassegna CinemAfrica in veste di operatrice.
Quali sono le novità di questa XV edizione?
La novità è dovuta in parte all’emergenza sanitaria ma in parte è un nuovo modo di condurre il festival che si ripeterà anche in futuro. Quest’anno la rassegna viene proposta in due modalità, ovvero al Cinema Perla in via San Donato 38 e anche online. Purtroppo il numero di posti al cinema è stato nettamente ridotto rispetto alla normalità, e quindi mettere a disposizione in streaming i film permette di ampliare il pubblico. In futuro questo può essere un modo perché un pubblico sempre più vasto possa fruire della rassegna. Rispetto agli anni passati purtroppo non è stato possibile per molti autori venire di persona ma hanno comunque provveduto a creare dei video di presentazione e contestualizzazione delle proprie opere.
Come nasce CinemAfrica e quale messaggio vuole trasmettere?
La rassegna nasce su iniziativa del Centro Studi Donati in collaborazione con l’Università di Bologna e, ormai da quindici anni, porta in sala i migliori film dall’Africa e sull’Africa. Si rivolge principalmente agli studenti ma non solo. L’obiettivo è quello di inquadrare l’Africa in una prospettiva più reale e più positiva, diffonderne la conoscenza e sensibilizzare le persone. È importante raccontare questa realtà per indurre il pubblico a riflettere su tematiche che spesso sono date per scontate o che comunque risultano essere molto lontane dalla nostra quotidianità.
Quale dei film proposti quest’anno ti ha colpito maggiormente?
Quello che mi è piaciuto di più è sicuramente “Notre Dame du Nil” che verrà presentato per ultimo. È molto particolare sia per la regia sia per la storia che porta alla luce. Racconta il periodo antecedente al genocidio del Rwanda del 1994, in cui centinaia di migliaia di rwandesi, in maggioranza tutsi, persero la vita a causa dell’odio interetnico, per ricercarne le cause. Attraverso scene molto forti, questo film rappresenta la tragicità dell’evento e l’impatto che questo ha avuto sulla popolazione e sulle studentesse che hanno un ruolo importante in questo lungometraggio.