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Riceviamo e pubblichiamo da Arci Bologna.

Il nuovo Dpcm chiude un solo settore: il nostro. 

Si ferma la cultura, l’aggregazione e la ricreazione e con loro si chiude un mondo fatto di associazioni, volontari, gruppi di cittadini e cittadine che quotidianamente si prendono cura delle comunità in un paese sconvolto dalla pandemia, sempre più povero, rabbioso, pauroso e diseguale. 

Abbiamo sempre considerato la salute come una priorità assoluta – lo abbiamo sostenuto anche di fronte ai tagli e alle privatizzazioni degli ultimi trent’anni – e, come negli scorsi mesi, stiamo adottando con rigore le misure che sono state predisposte per evitare una drammatica recrudescenza del Coronavirus. Tuttavia riteniamo la cultura e la socialità altrettanto essenziali per reagire, per continuare a pensare e immaginare nuovi modi di agire contro la paura, l’isolamento e l’esclusione.

L’ultimo Dpcm emanato dal Governo sacrifica il nostro mondo per garantire la prosecuzione delle attività produttive e mette definitivamente in crisi l’Associazionismo non-profit, un settore che non ha mai avuto la possibilità di riaprire per davvero e che a stento stava provando a resistere ad una fase a dir poco complicata. 

In questi mesi abbiamo assistito alla chiusura di diversi circoli, abbiamo subito la sospensione della gran parte delle attività culturali, sociali e ricreative con una conseguente riduzione delle entrate che rappresentano per noi, come per tutti gli altri, la condizione necessaria per poter pagare affitti, utenze, dipendenti, collaboratori e fornitori.  Lo abbiamo già dichiarato nell’appello che abbiamo lanciato nei giorni scorsi: senza un intervento di sostegno immediato ci ritroveremo a breve con la chiusura definitiva di tutti i Circoli e la perdita di tanti posti di lavoro.

Al netto delle misure che vengono prese per contrastare e far diminuire la curva del contagio – che abbiamo sempre applicato con rigore e il massimo della serietà – chiediamo una volta per tutte che venga riconosciuto il nostro ruolo sociale e culturale, il capitale sociale ed economico che produciamo ogni giorno nelle nostre città.

Un ruolo che non abbiamo mai smesso di ricoprire, anche nei momenti più delicati, quando, ad esempio, siamo stati attori fondamentali per garantire beni primari a chi era più in difficoltà consegnando pasti, facendo supporto psicologico, aiutando bambini e ragazzi a fare i compiti, mettendo gratuitamente on-line contenuti culturali indispensabili per star vicini alle persone e garantire la tenuta del tessuto sociale. 

Riteniamo grave e non più sopportabile, allora, che il mondo della cultura e del sociale, dell’Associazionismo e del Terzo Settore, venga considerato come non essenziale, come qualcosa di sacrificabile. Anzi, di invisibile. 

La maggior parte dei provvedimenti e delle misure economiche degli scorsi mesi non hanno preso in considerazione il nostro settore, salvo piccoli interventi palliativi. I ristori hanno riguardato solo i soggetti che svolgono attività commerciale, escludendo gran parte dell’associazionismo. 

Adesso, però, pretendiamo un impegno e un’attenzione al pari di quelli ricevuti dagli altri settori. Altrimenti prenderemo atto delle gravi responsabilità politiche di queste scelte. 

In questi mesi abbiamo investito economicamente per rendere sicuri i nostri spazi e abbiamo reinventato radicalmente anche il nostro modo di stare insieme, di fare cultura e socialità al tempo del distanziamento. Il risultato del nostro lavoro e impegno è visibile nei dati forniti dall’Agis, che parla di un solo contagio registrato negli spettacoli dal vivo dalla fine del lockdown. 

Ci rivolgiamo, quindi, al Sindaco della Città Metropolitana di Bologna Virginio Merola e al Presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, affinché prendano sin da subito delle misure straordinarie di sostegno alle Associazioni e alle realtà culturali e sociali del territorio attraverso:

  • il ristoro delle perdite subite dai Circoli, incluse le entrate non commerciali
  • la sospensione del canone degli affitti per i periodi di limitazione o sospensione delle attività per le associazioni con sede in spazi pubblici
  • l’annullamento dei versamenti Tari;
  • l’erogazione di contributi a fondo perduto per il sostegno alle Associazioni le cui attività sono sospese o limitate nell’orario, incluse espressamente le attività di somministrazione dei circoli culturali e ricreativi.

Chiediamo inoltre che la Regione Emilia-Romagna e la Città Metropolitana di Bologna si facciano portavoce con forza delle esigenze del mondo associativo nei confronti del Governo, affinché includa l’associazionismo nelle misure di compensazione dei danni legati ai provvedimenti di sospensione delle attività.

Infine ci proponiamo, in accordo con le Istituzioni, di creare momenti di ascolto e di discussione, di analisi e di approfondimento, anche attraverso lo strumento delle Commissioni, che possa diventare un percorso di ascolto, tutela e rilancio della cultura e del welfare nel nostro territorio.