image_pdfimage_print

Spesso siamo tentati di dividere le persone per categoria, mettendo etichette, nella ricerca di dividere il mondo tra buoni e cattivi. Il cortile della casa circondariale di Bologna ha confutato questa diffusa concezione con tre spettacoli messi in scena dal Teatro del Pratello e dal Teatro dell’Argine insieme a Bologna Jazz, ai quali hanno potuto assistere, seduti insieme, le persone private della libertà personale e gli spettatori paganti che venivano dall’esterno.

La prima serata ha visto in scena l’attrice Marta Cuscunà, i suoi 5 burattini e il suo pupazzo nello spettacolo “La semplicità ingannata”. Un ‘interpretazione magistrale, che ha tenuto catturato il pubblico per tutto il tempo dell’esibizione; alla fine gli abbondanti applausi per la giovane attrice sono stati senz’altro sentiti. Un tema quanto mai attuale quello che ha fatto da filo conduttore del monologo, perché incentrato sull’emancipazione femminile e sulle resistenze femminili nel nostro paese. I testi dello spettacolo, liberamente ispirati alle opere letterarie di Arcangela Tarabotti, erano incentrati sulla vicenda delle suore clarisse di Udine, e sul loro tentativo di emancipazione messo in atto già nel cinquecento; la recitazione incalzante, tutta d’un fiato, dell’attrice e dei suoi pupazzi voleva forse di ridare slancio ad una rivoluzione di cui oggi pare non sentiamo più il bisogno, accecati da una deriva oscurantista della nostra politica.

La serata ha regalato sorrisi e momenti di evasione a tutti i partecipanti e la bravura di Marta è riuscita a tenere lontane le nuvole che minacciavano pioggia.

Prima dell’evento i saluti istituzionali della direttrice dell’istituto dott.ssa Rosa Alba Casella e dell’assessore alla cultura del Comune di Bologna Elena Di Gioia. Entrambe hanno sostenuto l’importanza di questo incontro Comune-carcere che per la prima volta mette al centro della programmazione estiva dell’Amministrazione anche la location della Dozza. Hanno focalizzato il loro intervento sulla necessità di rendere trasparente il carcere affinché possa essere giudicato e visto da dentro dalla collettività esterna.