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di Marco Lolli/Una frase normale parrebbe, ma che è tutt’altro che così, riflette come per ogni problematica, anche piccola, la soluzione sia l’assunzione di un farmaco.
Le case farmaceutiche d’altra parte vogliono che sia così, il sistema vuole che sia così, dicono di prendere la pillola per stare sano, ma non so quanto convenga essere sani in questo contesto.
Il punto in questione si concentra anche su una struttura a tutti molto comune: il carcere.

Quando un ragazzino brillante, ma magari un po’ vivace, viene imbottito di sedativi di modo che non dia fastidio, rende evidente una problematica gravissima, l’abuso di questi farmaci che dovrebbero essere utilizzati con la massima cautela, e che vengono, invece, distribuiti come caramelle.
Tutto ciò non può che essere considerato un fallimento. Il fallimento dell’umanità, il fallimento dei valori.
La questione è gravissima ma nessuno ne parla, come nessuno parlava di ciò che accadeva nei vecchi manicomi, d’altra parte. O di cosa accade negli attuali reparti psichiatrici degli ospedali, dove appena qualcuno alza minimamente la voce è usanza comune iniettargli dei sedativi per “tranquillizzarlo”. Nel caso del sottoscritto, che conferma quanto appena detto, venivano somministrati quattro antipsicotici (entumin, talofen, seroquel, nozinan) quando al massimo se ne possono prescrivere due.

Per non parlare di quando, durante un trattamento sanitario obbligatorio, venivo trasportato ammanettato al Pronto Soccorso, legato al letto e avvisato, con fare alquanto minaccioso dal primario dell’ospedale, che mi sarebbe stata somministrata una cura molto sedativa. Dopodiché l’infermiere procedette a iniettarmi, via intramuscolare, un farmaco che mi ha fatto perdere coscienza al punto di rendermi impossibile ricordare i primi quattro giorni di ricovero.
Mi trovai quindi ricoverato – ricoverato per non dire internato – nel reparto di psichiatria dello stesso ospedale presso il quale mi sono stati ripetutamente somministrati antipsicotici, stabilizzatori dell’umore e ansiolitici.

Nonostante appena mi ripresi mi mostrai ragionevole e diplomatico, seppur insistendo (anche minacciando di procedere per vie legali), sono stato dimesso dopo quindici giorni, quando invece un ricovero per un TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) deve essere di un massimo di sette.
Come bisogna quindi agire per evitare che accadano questi soprusi indegni di uno Stato di diritto?
Con una maggiore informazione sugli effetti collaterali dei farmaci che deve partire già nelle scuole. Spiegare che i farmaci sono a tutti gli effetti droghe legalizzate, che bisogna usarli il meno possibile, solo nelle circostanze in cui non è possibile un’alternativa.
Perché nel caso del sottoscritto, la psicosi è il risultato dell’assunzione massiccia di antipsicotici nella condizione in cui non era presente alcun episodio psicotico, ma solo la necessità di rendermi stordito purché me ne stessi tranquillo, senza importunare coloro che sono artefici di questo sistema.
La medicina è importante, è fondamentale, la ricerca è stata utilissima in ciò, innumerevoli malattie sono state debellate grazie all’utilizzo di vaccini e farmaci. Ma il potere di gestire tutto ciò in mani sbagliate, potrebbe portare all’alienazione dell’uomo.