di padre Marcello / Siamo partiti in 9 da Rastignano lunedì 12 maggio. Piccolo drappello variegato: donne e uomini, ministri ordinati e laici, giovani e anziani e tre persone in esecuzione penale.
Il pellegrinaggio è stato costruito intorno a quest’ultimi, che hanno speso per questa iniziativa 4 dei loro giorni di permesso (un “prezzo” abbastanza alto per chi vive in carcere).
Con noi ha camminato il vicario don Stefano Ottani, a rappresentarci anche la vicinanza del nostro vescovo. Dobbiamo un grazie particolare a don Stefano perché, quando il progetto rischiava di saltare per mancanza di forze sufficienti, ha deciso: «Piuttosto che annullare il progetto, annullo io i miei altri impegni e vengo con voi». Gratitudine anche per don Giulio Gallerani, il “padrino” della Via Mater Dei, e ai giovani volontari suoi parrocchiani, Alessandro e Francesco, che hanno tracciato e guidato il percorso destinandovi alcuni giorni delle loro ferie.
Ci siamo radunati davanti alla statua della B.V. Maria nel chiostro della chiesa dei Santi Pietro e Girolamo in Rastignano e abbiamo raggiunto l’Altare Mater Pacis, dove abbiamo celebrato la messa con lo sfondo di un orizzonte ampio come quello della Chiesa quando celebra l’eucaristia. Schivando un temporale, abbiamo poi raggiunto Casa Karol a Ca’ di Pippo, dove alcuni volontari ci hanno offerto e preparato la cena.
Il mattino dopo siamo partiti per il santuario della Madonna delle Formiche, accolti da don Giulio, che ci ha istruiti sulla particolarità di quel luogo dove, per un prodigio della natura, ogni anno le formiche alate si radunano attorno al campanile per il “rito nuziale” nel quale i maschi donano la vita perché la vita continui nelle femmine che tornano da dove sono venute.
Arrivati a sera a Madonna dei Boschi siamo stati accolti calorosamente e generosamente da p. Francesco. Ci siamo ritrovati davanti al caminetto per il nostro solito incontro quotidiano di riflessione e preghiera e il giorno dopo, prima di partire, abbiamo celebrato l’eucaristia in santuario.
La terza tappa ci ha portati a Madonna dei Fornelli, passando per Castel dell’Alpi, dove abbiamo “preso in giro” il lago, splendido in un giorno di sole.
L’ultima tappa ci ha portati giovedì 15 a Boccadirio, ai piedi della B.V. delle Grazie che per noi è anche la Vergine del Grazie a conclusione del breve, ricco cammino.
Le ragioni di un cammino
Pellegrini di speranza. L’esperienza della reclusione può incoraggiare esiti opposti: può spegnere ogni speranza, tentazione dantesca che ti sorprende già all’ingresso di questo luogo disperante; può spingerti a rinunciare a coltivare aspettative di futuro per risparmiarti il peso della delusione; può alimentare la rassegnazione e la disillusione nel vedere tanti che escono e poi rientrano o nel dubitare che serva a qualcosa mostrarsi “compliante” di fronte alle proposte rieducative del carcere perché dopo tanto tempo e tanta fatica sembra non cambiare niente per te. Oppure può spingerti ad aggrapparti ad ogni speranza, anche la più tenue, come ogni piccola bolla d’aria per chi sta per annegare. Il carcere ti fa diplomare in attesa e speranza, se lo sai affrontare con lo spirito adeguato.
Durante l’“ora d’aria” nei cortili grigi del carcere si fanno dei chilometri girando intorno al perimetro delle mura di cemento, senza andare da alcuna parte. Il pellegrinaggio invece promette una meta. Accettare l’invito a farsi pellegrini di speranza nel giubileo dell’anno santo vuole rispondere al bisogno di dare alla speranza un esito, sapendo che la risposta è laboriosa, è un cammino, con le sue salite e le discese. Nella convinzione che camminando insieme il cammino è più accettabile e il suo esito più incoraggiante.
Sulla Via Mater Dei
Abbiamo proposto la Via Mater Dei non solo per invocare al nostro fianco la Madre della speranza, santa Maria del cammino, come cantiamo spesso, ma soprattutto perché pregare Maria Madre di Dio e percorrere con lei il nostro cammino di fede e di speranza significa per noi conoscerla anche come Madre nostra. E questo ci aiuta ad alimentare in noi la consapevolezza della nostra dignità di figli.
L’esperienza del carcere può essere molto umiliante. Talvolta sembra che tutto congiuri nel voler farti credere che non vali niente, che non meriti niente, che non hai diritto a niente. Invocare Maria Madre di Dio e Madre nostra significa per noi chiedere che sia nostra “avvocata” nel custodire la nostra dignità, perché nessuna esperienza, per quanto deprimente se non disumana, spenga in noi il senso della nostra realtà di figli di Dio.
Benedetta provvidenza
Voglio riportare alcuni piccoli segni nei quali riconosco “carezze” della Provvidenza che ha accompagnato il nostro cammino.
- La straordinaria generosità che ci ha accolti e accompagnati, permettendoci di trovare, gratuitamente, pasti caldi e soprattutto calda accoglienza. A compensare le poche spese ulteriori – coincidenza? – alcune persone avevano finanziato il progetto per un ammontare esattamente corrispondente alla necessità.
- Abbiamo percorso il pellegrinaggio in 10 ma, per una serie di incastri non programmati, non siamo mai stati più di 9 ad aver bisogno del pulmino per i trasbordi. Il che ci ha evitato il perditempo della spola.
- C’è stato qualche momento di pioggia, ma non ci ha mai disturbati durante il cammino. Solo mentre eravamo in vettura.
Piccoli segni di una benevolenza grande, che promette di accompagnarci lungo i diversi tracciati della nostra quotidiana via hominis.