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di Filippo Milazzo/ Questo è il titolo della rappresentazione teatrale messa in scena dalle detenute della sezione femminile della Dozza insieme alla compagnia del Teatro Pratello in tre spettacoli all’interno della Casa Circondariale.
A ognuna delle repliche hanno assistito, insieme, spettatori esterni e detenuti: martedì sono stati coinvolti i detenuti della sezione protetti, mercoledì mattina quelli del giudiziario e nel pomeriggio dello stesso giorno quelli del penale.

Come si può intuire il focus dello spettacolo riguarda una palestra sociale di pugilato per sole donne in un quartiere degradato; la vicenda racconta che l’esistenza della struttura che ha coinvolto donne con vissuti diversi ma accomunate da un grande desiderio di riscatto, viene messa a rischio da un progetto di rigenerazione urbana.
La sceneggiatura è stata scritta in parte anche dalle detenute; la recitazione è stata affidata a differenti attrici tutte guidate dall’abile regia di Paolo Billi. La preparazione dello spettacolo ha richiesto un anno e il prodotto finale ha riscosso il gradimento del pubblico.
La scenografia è stata costruita intorno a un ring allestito al centro del teatro, dove le pugili si allenavano e disputavano i match, con un gioco di ombre cinesi con teli trasparenti come sipario per i commenti fuori campo.
Lo spettacolo, durato un’ora, ha avuto ritmi piuttosto lenti ai quali si è contrapposta l’abilità delle attrici che hanno recitato con grande energia alternando riflessioni e azioni sportive.

Personalmente non mi aspettavo che si potesse parlare di boxe all’interno di uno spettacolo al femminile in quanto si tratta di uno sport quasi sempre accostato al mondo maschile, ma devo ammettere che mi ero sbagliato perché i sentimenti e le analisi che sono emersi non hanno distinzioni di genere.
Perdono, riscatto e autostima sono stati il filo conduttore dell’intero spettacolo e come spettatori privati della libertà personale ci siamo spesso ritrovati a condividere gran parte delle considerazioni offerte dalle attrici.