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di Filippo Milazzo/ Il progetto nasce da lontano. Sono anni che se ne parla, ma le buone intenzioni non sono mai state realizzate. Eppure il tema è sempre più attuale, tutti parlano di economia circolare e di salvaguardia dell’ambiente, e la direttrice in molti incontri con i detenuti ha sottolineato l’importanza di partire.
Già qualche anno fa il Comune di Bologna, Hera e la Direzione del carcere hanno sottoscritto un protocollo che prevedeva l’assunzione di alcuni detenuti da impiegare nella raccolta e selezione dei rifiuti, dopo un corso di formazione.

Oggi il progetto è ancora irrealizzato. In alcune sezioni erano stati collocati i contenitori per i rifiuti, ma mancavano le buste di diversi colori per la separazione e la raccolta. Per questo venivano usati solo i sacchi neri e quindi, nonostante l’impegno dei detenuti, tutto ciò che era stato differenziato veniva raccolto dalla “squadra verde” e buttato nell’indifferenziato. Poi sono spariti anche i contenitori.

La cucina dell’istituto è forse pronta per partire, sia nella fase della preparazione del cibo sia in quella successiva della pulizia dei carrelli. Chi ci lavora ha infatti a disposizione contenitori diversi per la plastica, per i cartoni, per l’umido e per l’indifferenziata.

Credo che le persone detenute siano positivamente propense ad impegnarsi e a fornire il proprio contributo a una questione che sempre più impatta sulla società e sulla città. Occorrerebbe però una sensibilizzazione diffusa e, soprattutto, la dotazione di strumenti adeguati a rendere effettivo il vantaggio della differenziazione, anche con un abbattimento dei costi di smaltimento per il carcere.
Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Si è detto tanto e si è fatto davvero poco anche se penso che ormai i tempi siano maturi per dare attuazione alle buone intenzioni; di fatto basta poco in termini di risorse. Occorre piuttosto una concomitanza di volontà ed impegno.