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di Alex Frongia / In Italia, negli anni che vanno dal 1970 al 1990, si è vissuto un clima di terrore, di violenza fisica e psicologica da cui nessun cittadino si sentiva escluso e in cui nessuno si sentiva al sicuro.
Una serie di eventi tragici con un’eco anche internazionale hanno funestato il nostro paese e hanno imbrattato di sangue e di dolore il periodo che è poi stato definito quello degli anni di piombo e della strategia della tensione, finalizzata a paralizzare la vita politica e sociale.
L’evento che ha maggiormente segnato la storia dell’Italia di quegli anni è avvenuto 16 marzo 1978 con il rapimento di Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, e con l’uccisione degli uomini della sua scorta. Il Presidente fu poi ucciso il 9 maggio 1978 e il suo corpo, crivellato di colpi, venne fatto ritrovare nel bagagliaio di un’auto in via Caetani a Roma.
Fra i tanti fatti di sangue, non si può non ricordare la strage del 2 agosto 1980 alla stazione ferroviaria di Bologna, in cui rimasero uccise 85 persone e oltre 200 rimasero ferite.
Oltre al terrorismo anche la mafia ha influito pesantemente con azioni delittuose sulla storia recente, fino al culmine delle stragi di Capaci, il 23 maggio 1992, e di Via d’Amelio, il 19 luglio dello stesso anno: due bombe hanno spezzato la vita di Falcone e Borsellino, i due magistrati simbolo della lotta alla mafia, insieme alle loro scorte.
Il 27 maggio 1993 a Firenze un’auto imbottita con 277 kg di esplosivo è scoppiata in via dei Georgofili, e fece 5 vittime, tra le quali una bimba di appena 50 giorni di vita.

Sono passati 30 anni da quando il terrorismo e la mafia minacciavano militarmente le istituzioni nazionali ed oggi il clima fortunatamente è ben diverso.
Si può prendere tranquillamente un treno senza la paura di saltare per aria, e si può vivere serenamente in ogni città italiana da un capo all’altro dello stivale. I cittadini finalmente sono liberi, a patto che non vedano la televisione.
Credo infatti che i palinsesti televisivi abbiano un’influenza negativa sugli spettatori, inculcando in modo ingiustificato paure ed ansie che condizionano il clima collettivo, portando le persone a rifugiarsi in se stesse e a rifiutare i rapporti sociali e la convivenza con l’altro. Un altro che spesso è dipinto come una minaccia. sia un extracomunitario, un rom o un ragazzino armato.
Nei talk show televisivi si descrivono città pericolosissime, dove è altamente sconsigliato passeggiare la sera, visto l’alto rischio di borseggi all’interno dei mezzi di trasporto pubblici, o di risse fra adolescenti, o di aggressioni a scopo di rapina o di violenza sessuale. La microcriminalità è senz’altro un fenomeno da considerare, ma nulla ha a che vedere con la violenza che l’Italia ha dovuto combattere nell’affrontare e sconfiggere fenomeni collettivi e diffusi come il terrorismo e la mafia.

Ma alla politica alla ricerca del facile consenso conviene parlare sempre alla pancia e mai alla testa dell’elettorato: di conseguenza anche questi episodi di modeste dimensioni alimentano la preoccupazione dei cittadini. La risposta che viene data alle paure collettive è sempre di tipo forcaiolo e repressivo, e a poco servono i dati statistici sulla diminuzione costante dei reati a rassicurare il cittadino nutrito dalle telefrottole.
Non si assiste mai un confronto serio sulle ragioni per cui si sviluppa la microcriminalità, né tanto meno ad un’analisi compiuta sulle soluzioni di welfare sociale che metterebbero un freno al fenomeno; si ascolta esclusivamente un profluvio di parole, che poi sfociano in provvedimenti di legge la cui unica finalità è l’inasprimento delle pene.
Non bastano i successi conseguiti dallo Stato nelle battaglie contro il terrorismo e la criminalità organizzata a porre un freno a questa corsa al terrore, per cui basta richiamare termini come “mafia” per indurre il cittadino a convincersi che il clima di pericolosità sociale è quello di trent’anni fa.
Forse dovremmo fare ricorso alla comunicazione animale, per cui un segnale di allarme è un adattamento contro i predatori. Gli animali possono captare quale membro del gruppo sta effettuando il richiamo e selezionare solo quello che proviene da un animale affidabile. Tutti gli animali di scarsa affidabilità vengono invece ignorati. E così si dovrebbe fare con tutti quei politici che fomentano la paura della piazza per trarre esclusivamente vantaggi elettorali e personali a scapito dei cittadini e della comunità che amministrano.