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Finalmente, possiamo dire: VIA! Oggi è il 17 maggio 2025, ed è arrivato il momento che tutta la sezione I° D aspettava impaziente: si torna in campo, dopo più di 11 mesi, esattamente dopo 330 giorni. 330 lunghissimi giorni senza partite di rugby per i detenuti del Giallo Dozza Bologna Rugby. L’ultima partita infatti si è giocata il 22 Giugno 2024, ed era stato il test match contro i “Cinghiali Del Setta Rugby”, squadra di rugby amatoriale bolognese che milita nel Campionato Uisp. Partita stravinta sul campo. Ed oggi, altro test match: sempre contro i Cinghiali, e si gioca per il Memorial Marco Gardenghi, giornalista scomparso nel 2023.

Vi direte: cosa sono i test match? Sono le partite non ufficiali nel rugby. Infatti, nel rugby, non esistono le amichevoli. Le partite, tutte, si giocano fino all’80esimo minuto, senza risparmiarsi, e senza avere pietà per l’altra squadra anche se il risultato è già certo, perché è solo giocando sempre al 100% che si rispetta davvero l’avversario che si ha di fronte.

Ma oggi è un’altra storia. Sarà dura, durissima, non come l’anno scorso. Anche perché dall’anno scorso, tante cose sono successe: molti ragazzi per fortuna sono usciti in libertà, sono stati trasferiti in altri istituti o al reparto dei semiliberi, il progetto ha vacillato e la squadra non si è iscritta al campionato, in quanto non si sono trovati i sostituti nell’immediato. Gli allenamenti sono ripartiti solo a fine ottobre, con una situazione paradossale in sezione: metà rugbisti, metà nuovi giunti a causa del sovraffollamento. L’allenatore per mesi è stato il detenuto che da oltre 10 anni è nella squadra di rugby, quello con più esperienza in campo, e che si è dato disponibile a fare da traghettatore fino all’arrivo del nuovo coach, che è con noi solo da metà febbraio. E nonostante tutte le difficoltà, i tanti nuovi giocatori, la poca esperienza, alla fine ci siamo. Siamo qua, oggi è il nostro giorno. Si scende in campo con grinta, cuore e testa.

La giornata è strana ed inizia in modo diverso per i componenti della squadra. C’è chi dorme fino all’ultimo, chi si sveglia presto e mangia a orari improponibili per evitare pesantezza in campo, chi alle 10 sente la musica per caricarsi, chi cerca silenzio e concentrazione, chi è già pronto con i vestiti da gioco alle 8:30. Ognuno ha i suoi rituali, e più si avvicina il momento tanto atteso, più la tensione sale e ci si inizia a caricare a vicenda: parte il momento delle fasciature varie, tipo le legature per i saltatori in touche oppure chi si benda il ginocchio tipo mummia faraonica per evitare che parta il menisco, chi si incerotta la testa a mò di rambo per incutere timore all’avversario. Daje Giallo Dozza, daje! Chi siamo noi? Giallo Dozza! E già dalla sezione rimbomba il nostro motto.

Arrivano le 13. Si scende al campo, che è stato preparato a puntino per la partita. I nostri che non potranno giocare per infortunio o scelta tecnica già dal venerdì mattina hanno fatto un lavorone per prendere le giuste misure del campo, tirare le linee dell’area di meta, di metà campo, dei 22, dei 15 e 5 metri per la touche, ed hanno fatto i buchi per i pali e le bandierine. L’anno scorso era più semplice: c’era già la traccia, bastava ripassarci sopra ogni due settimane. Dopo quasi un anno di non utilizzo, il campo è praticamente da fare nuovo: ma il nostro team è efficientissimo. Ed è bellissimo dopo un anno rivedere il campo addobbato per il test match. Siamo ancora più carichi! Dai Giallo Dozza, dai! Ci finiamo a preparare, ed andiamo in campo per tastare il terreno, toccare i primi palloni, fare i primi passaggi. Campo perfetto: per fortuna ha piovuto giovedì sera, e quindi è più morbido. Fare e subire i placcaggi col campo duro d’estate, non è il massimo.

Ed infatti il rugby è uno sport invernale, si lotta nel fango, ma sempre nel rispetto delle regole, degli avversari e soprattutto dell’arbitro. A differenza di altri sport, se appena ti toccano cadi giù e fai sceneggiate, probabilmente è il tuo stesso coach a mandarti in panchina; inoltre non ci si lamenta per le decisioni arbitrali né si parla con l’arbitro. Può parlare, eventualmente, solo uno, solo il capitano, pena calcio di punizione contro e cartellino giallo.

Comunque, ci siamo: arriva il coach, briefing veloce, parte il riscaldamento di un’oretta. Poi torniamo in palestra e c’è la consegna delle maglie, oggi con gli ospiti, ovvero i colleghi del giornalista Marco Gardenghi che sono stati invitati dalla società. Finiamo di vestirci con maglia, pantaloncini e calzettoni da gara e siamo impazienti di giocare, ma purtroppo ancora l’altra squadra non è arrivata. Lungaggini burocratiche all’entrata e controlli accurati, è anche questo il rugby in carcere per chi viene da fuori. Siamo impazienti, scalpitiamo, entriamo in campo in ritardo e finalmente, pronti! Saluto reciproco con l’altra squadra (e per Giallo Dozza hip hip: hurrà / e per i Cinghiali hip hip: hurrà), ci schieriamo e drop iniziale: comincia la partita.

Sul campo la battaglia è senza sconti, ma nonostante i tanti nuovi (6 su 15 nella formazione iniziale, più gli altri in panca), la prestazione è davvero buona. Per essere la prima volta che giochiamo insieme, la partita che dura un’oretta (al posto dei soliti 80 minuti), finisce 3 mete a 2 per gli ospiti, ma i nostri dimostrano coesione e disciplina, grinta e cuore.

La partita è stata piena di sostegno da parte dei detenuti che gridavano dalle finestre, urla di incoraggiamento nei confronti dei compagni di sventura. Sostengono noi che non abbiamo nulla in più di loro ma che, anche se per poche ore, oggi stiamo dalla parte opposta, e questo non lo dimentichiamo mai. Ed è questo quello che ci serviva. Per rafforzarci, per creare il gruppo, per gasarci e sognare anche un po’, perché no. Alla fin fine siamo in galera, però siamo anche giocatori di rugby: godiamocela per una volta. Le piccole cose tecniche le miglioreremo, allenamento dopo allenamento, per arrivare ad ottobre in forma per il prossimo campionato.

Fine partita, foto di rito, premiazioni ed ovviamente… TERZO TEMPO. Nel rugby, a fine partita, si socializza con l’altra squadra, ed è una peculiarità bellissima di questo sport. Prima te le dai di santa ragione in campo, poi appena finisce il match, si mangia e si beve insieme fraternizzando, senza rancori. Il rispetto per l’avversario è massimo: prima, durante e dopo la partita.

Ma sono le 17:30 passate, e per i nostri avversari è ora di uscire dal carcere e tornare a vivere la loro quotidianità in libertà, mentre per noi è ora di tornare in sezione e alla vita di galera. Stanchi, ma contenti di aver dato tutto, e di aver rubato qualche ora di libertà allo scorrere delle lancette della pena.

Per questa giornata, ringraziamo anche la società che da più di 10 anni mantiene attivo il progetto del rugby nel carcere di Bologna. Ma non è finita. Archiviata la partita, testa al 31 Maggio quando avremo un altro test match con i ragazzi del Bologna Rugby, squadra che milita in Serie B. Noi faremo la serie C l’anno prossimo, ma non partiamo di sicuro scoraggiati. D’altronde, tutti lo sanno, in carcere e fuori: Chi siamo noi? Giallo Dozza!

THE GIORNALISTI (RUGBYSTI)
Alex Frongia
Pierloreto Fallanca
Daoudi Saleh
Antonio Lanzetta