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di Alex Frongia / Il mondo e la società con l’avvento della tecnologia sono cambiati e, di conseguenza, anche il nostro modo di vivere è radicalmente modificato. Siamo abituati a correre, ad andare veloce nei rapporti umani, nel lavoro e nelle comunicazioni. Non si attende nessuno, ci si aspetta dall’interlocutore una risposta immediata, anche poco pensata, poco ragionata, però espressa in modo rapido.

Vedi per esempio l’intelligenza artificiale: accorcia dei passaggi mentali ed elabora al posto nostro ciò di cui abbiamo bisogno. Vorrei saperne di più sugli usi della stessa, ma ahimè sono detenuto da molti anni e quindi non posso scrivere ulteriori dettagli. Ci sono però anche dei lati positivi: la tecnologia ha portato minore attesa per la continuità dei rapporti affettivi, anche a distanza di centinaia di km. Per esempio, una video chiamata.
Viviamo in una società che ha voglia di accorciare tutto, anche i nomi, trovando dei piccoli diminutivi assurdi, pur di non perdere tempo a pronunciare il nome per intero. Si vuole crescere troppo in fretta, bruciando le tappe della vita come quella dell’adolescenza. Inoltre, per poi non accettare l’età che avanza, si è trovato anche l’escamotage per bloccare il tempo, ad esempio la chirurgia estetica.

Nel mio mondo, quello carcerario, è tutto al contrario. Dell’attesa si diventa campioni mondiali, semmai inventassero questo sport. Ci si allena a superare il limite: chissà quanto dovrò aspettare per andare dal dentista? Forse tre mesi, come l’altra volta e invece sono già passati quattro mesi, quindi ho superato l’attesa della volta scorsa: sono un campione, di quelli senza medaglia, di quelli che, se gli altri sbagliano con te e non ti rispettano come essere umano, è solo colpa tua: in fondo chi ti ha detto di finire in galera? Quindi devi aspettare, e aspettare e ancora aspettare. Si diventa dei maratoneti delle sale d’aspetto.

Io in questa grandissima, sala d’attesa, “mantengo” le mie relazioni in via epistolare, come si faceva anni addietro. L’ansia non tarda mai ad arrivare, quando la lettera non ti viene recapitata pensi, “Forse non mi avrà risposto”. Ti ritrovi a provare queste incertezze, in un mondo parallelo dove le due spunte blu del visualizzato arrivano in pochi secondi. Nel mio mondo, invece, per un “ti voglio bene”, per un “ti amo” l’attesa dura settimane e, a volte, tutta la vita. Questa è un’attesa, però, che sempre da me, nella mia cittadina, di 60.000 anime recluse, logora tantissimo e rende le persone disumane, insensibili: siamo tutti ansiosi di ricevere l’amore, l’affetto e la libertà. È vero che l’attesa aumenta il desiderio, ma è anche vero che spesso la troppa attesa ti fa passare il desiderio stesso.

L’attesa è l’assenza piacevole di qualcosa o qualcuno in un tempo circoscritto, ragionevole per l’obiettivo da raggiungere. Quando questo tempo diventa invece illimitato, si tramuta di conseguenza in abuso, diventa come quel frutto che se non raccolto in tempo, da buono e saporito, diventa marcio e appassito. Si può attendere di tutto ma una sola cosa non potrà mai aspettare, è l’anima di ogni essere umano. Quella ha bisogno di essere arricchita, rinvigorita, come una pianta con la sua dose d’acqua quotidiana. Ne ha bisogno ora, subito, immediatamente, senza possibilità di attendere neanche un secondo in più, in quanto potrebbe spegnersi, spegnersi per sempre.