di Fabrizio Pomes/Da decenni assistiamo a un aumento esponenziale di arresti, detenzioni e repressione nelle periferie e nelle comunità più fragili, tutti legati allo spaccio di sostanze stupefacenti. Ma cosa è cambiato realmente? Le strade non sono più sicure, la criminalità organizzata prospera, i consumatori restano marginalizzati e il mercato clandestino continua a espandersi senza freni. La sicurezza promessa si è trasformata in una spirale di violenza e insicurezza.
Le politiche basate esclusivamente sulla repressione non affrontano il problema alla radice. Spingono lo spaccio a operare sottoterra, alimentano le mafie e sottraggono risorse preziose che potrebbero essere investite in prevenzione, cura e reinserimento sociale. Così, chi consuma sostanze rischia stigmatizzazione e isolamento, mentre chi traffica si sposta semplicemente verso nuove zone o mercati.
Non serve chiudere un occhio, serve lucidità: la realtà è che la guerra contro la droga la vince chi
continua a venderla senza regole, chi sfrutta la disperazione, chi si arricchisce sulle debolezze altrui.
Effetti della criminalizzazione
Le strategie di criminalizzazione hanno prodotto effetti paradossali: incremento del sovraffollamento carcerario, marginalizzazione delle fasce più vulnerabili della popolazione e diffusione incontrollata dei consumi. Funzionari e studiosi concordano nel definire inefficace il modello punitivo, che non affronta né la domanda di sostanze né le ragioni socio-economiche alla base del fenomeno.
Qui in carcere vediamo ogni giorno gli effetti di queste politiche: tanti ragazzi e uomini chiusi tra
queste mura, non perché la società abbia saputo aiutare o prevenire, ma perché ha scelto di punire senza affrontare il vero problema. Criminalizzare chi consuma e chi spaccia in piccoli contesti significa solo spingere il problema più in profondità, a vantaggio delle grandi organizzazioni criminali.
La repressione non ha fermato né la domanda né l’offerta: ha soltanto riempito le celle di persone
come noi, senza risposte vere su salute, prevenzione e sostegno. Sappiamo che l’unica possibilità di cambiare davvero le cose è spezzare questo circolo vizioso e per farlo serve un cambio di paradigma: la legalizzazione delle droghe.
Gli effetti della legalizzazione
Legalizzare non significa promuovere il consumo, ma togliere potere al mercato nero, portando il fenomeno sotto controllo pubblico, garantendo un controllo sulla qualità, riducendo i rischi per chi usa e, soprattutto, aprendo la porta a percorsi di cura e reinserimento.
I paesi che hanno intrapreso sperimentazioni in questo senso evidenziano riduzioni della criminalità connessa allo spaccio e miglioramenti nelle condizioni di salute collettiva. La prospettiva di una politica basata sull’approccio sanitario e sulla riduzione del danno si pone come imprescindibile alternativa al modello securitario fallimentare.
Legalizzare significa poter regolamentare produzione, vendita e qualità delle sostanze, ridurre i danni per chi ne fa uso, offrire percorsi di aiuto senza paura di essere criminalizzati e togliere un enorme potere economico alle organizzazioni criminali.
Un appello accorato
La repressione ha mostrato i suoi limiti e continua a mietere vittime innocenti tra i giovani, i più poveri e l’intera società. L’unica via per recuperare dignità, sicurezza reale e giustizia sociale è abbandonare il vecchio paradigma punitivo e accogliere con coraggio la legalizzazione come strumento di civiltà e progresso.
Il cuore di questa battaglia è la possibilità di costruire comunità più sane e libere da violenza e
discriminazione. È tempo che la politica ascolti questa verità e apra finalmente una nuova pagina. Ogni politico che si oppone alla legalizzazione è parte del problema. Ogni giornale che tace è complice.
Ogni cittadino che si volta dall’altra parte sceglie la morte invece della vita.
Non possiamo continuare a voltare lo sguardo. Ogni giovane che cade nella rete dello spaccio è una storia che poteva essere diversa. Ogni vita spezzata dalla dipendenza è una ferita collettiva.
Legalizzare è un atto di coraggio, ma anche di amore. Perché significa credere che ogni persona meriti una seconda possibilità, non una condanna.
La vera sicurezza nasce dalla giustizia, dalla cura e dalla libertà. Forse, è tempo di scegliere la strada che parla davvero al cuore.
Legalizzare è un atto di giustizia. È dire: “Non ti lascio solo.” È costruire una società che non ha paura della verità. È smettere di fingere una volta per tutte che la repressione sia protezione.





