Arriva il Diversity Festival: documentari, performance e memorie migranti

Dal 5 al 7 dicembre il Diversity Festival torna a Castel Maggiore con tre giorni di arte, attivismo e narrazioni che attraversano generazioni, memorie e confini. L’edizione 2025 mette al centro la migrazione letta attraverso l’intergenerazionalità, esplorando come le storie delle comunità con background migratorio si intreccino con quelle della cittadinanza tutta, in un presente ancora segnato dalle eredità del colonialismo.

Tra le protagoniste di questa edizione c’è Wissal Houbabi, poeta e performer tra le voci più radicali della scena contemporanea. Porterà “Taroots”, un rito performativo che abbraccia parola, ritmo e corpo, tra musica dal vivo e poesia orale, per dare voce alle memorie diasporiche e al desiderio di trasformazione nel presente. Accanto a lei, due studiose di primo piano: Oiza Queens Day Obasuyi, che indaga razzismo istituzionale, storia coloniale e dinamiche sociali nella società italiana, e Marie Moïse, ricercatrice e attivista impegnata sul tema delle identità e delle nuove generazioni con background migratorio.
A concludere il percorso, l’intervento di Abderrahmane Amajou, presidente di ActionAid Italia, che offrirà un affondo sull’attivismo intergenerazionale come pratica trasformativa già in atto nei territori.

Il Festival proporrà momenti di forte coinvolgimento visivo e politico, come la proiezione del documentario “N–N Non Noto” di Tezeta Abraham, un’opera che mette in luce il legame tra cittadinanza, infanzia e passato coloniale italiano, con una potenza narrativa rara. Non mancheranno forme artistiche capaci di evocare mondi e memorie, come il reading “Festival della Diaspora Eritrea” di Asmeret Yemane, un viaggio intimo tra archivi familiari, comunità e storia.
Tra le proposte espositive, spicca la mostra “Il Corpo che Parla” di Ana Liz e Natt Fejfar, che affronta identità, colonialità e grassofobia attraverso un linguaggio corporeo e fotografico di grande intensità.

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