Il Terzo settore ai tempi del Covid: i risultati della ricerca promossa da CSV Emilia Romagna Net e Forum Terzo Settore regionale
Il Terzo settore, negli ultimi due anni, ha saputo reagire prontamente ai molti problemi causati dalla pandemia, divenendo un modello nella gestione dell’emergenza sanitaria e sociale. A sottolinearlo è la ricerca presentata lo scorso 28 gennaio “Terzo Settore tra resistenza e Innovazione – Rilevazione per le Organizzazioni di Volontariato e le Associazioni di Promozione Sociale”, voluta da CSV Emilia Romagna Net, Coordinamento regionale degli Enti Gestori dei Centri di Servizio per il Volontariato della Regione Emilia Romagna, e il Forum Terzo Settore Emilia Romagna.
Si tratta di un’analisi partita nell’autunno 2021, i cui dati sono stati elaborati dal dipartimento di Economia “Marco Biagi” dell’Università di Modena e Reggio Emilia.
La presentazione è stata coordinata da Laura Bocciarelli, presidente di Csv Emilia Romagna Net, promotrice del progetto assieme a Fausto Viviani, portavoce del Forum Terzo Settore Emilia Romagna. I dettagli della ricerca sono stati spiegati e chiariti da Eleonora Costantini del dipartimento di Economia “Marco Biagi”. A seguire sono arrivati gli interventi di Monica Raciti, responsabile del Servizio Politiche per l’Integrazione Sociale, il Contrasto alla povertà e Terzo Settore della Regione Emilia Romagna, del sindaco di Reggio Emilia e presidente dell’Anci regionale Luca Vecchi e di Chiara Tommasini, presidente di CSVnet, l’associazione nazionale dei Centri di servizio per il volontariato. A chiudere la serie di interventi, le riflessioni di Fausto Viviani.
«La ricerca conferma alcune piste di lavoro portate avanti dalle istituzioni e dal Terzo settore», è la riflessione di Monica Raciti. «I soggetti del Terzo settore sono prima di tutto attivatori di relazioni, oltre che erogatori di servizi, in grado di dare risposte alla comunità. Il percorso lo conferma, con luci e ombre: le associazioni hanno mostrato la capacità di convertirsi al digitale, ma poi si pone un problema di accesso, al digitale. Non mi piace dire che tutte le crisi sono opportunità, ma certo questa crisi sicuramente ha portato a una crescita del terzo settore, che ha saputo adattarsi ed essere reattivo».
Luca Vecchi ha invece guardato alle prospettive future: «Mai come in questa fase siamo di fronte alla necessità di pensare al futuro, le decisioni dei prossimi dodici diciotto mesi incideranno sul futuro a medio e lungo periodo. Siamo chiamati a uno sforzo di progettazione fuori dall’ordinario, da tenere insieme al lavoro quotidiano contro l’emergenza, e in un contesto in cui c’è un forte cambiamento delle persone e del modo di vivere la cittadinanza e il senso di comunità», spiega. La ricerca, continua, restituisce la tenuta del territorio e del Terzo settore, e non era scontato, e la capacità di riconvertirsi e cambiare. E sarà sempre più così: in passato, la nostra regione viveva in un equilibrio in cui un asse era rappresentato dai grandi partiti di massa, dalle rappresentanze, ora l’elemento imprescindibile è il Terzo settore».
Parla di collaborazione anche Chiara Tommasini: «una collaborazione che serve a creare un rapporto sempre più solido col territorio. E una conferma arriva proprio dal rapporto con gli enti locali, i Comuni sono considerati l’unico alleato serio per un lavoro comune che possa portarci a un welfare di comunità. Nell’autunno 2021 ho incontrato la rappresentanza dei centri di servizi emiliano-romagnoli, anche in quell’occasione è venuta fuori la necessità di far emergere i centri come animatori sociali, come realtà in grado di proporre temi. Un bell’esempio è la collaborazione fra il coordinamento dei Csv e il Forum del Terzo Settore».
Ha poi chiuso con uno sguardo in avanti Fausto Viviani. «Il modello con cui operiamo non è in grado di mettersi in gioco sia su emergenza sia su futuro, dobbiamo ragionare su questo. L’emergenza e il futuro si affrontano solo assieme, nessuno da solo è in grado di affrontare questa apparente contraddizione. E per operare assieme serve reciprocità, serve il riconoscimento del lavoro e qui c’è un po’ di lavoro da fare. Esiste ancora una certa distanza fra il riconoscimento del valore del Terzo settore e il coinvolgimento effettivo al momento di progettare. Occorre riflettere sulle modalità con cui il Terzo settore viene coinvolto». E il tempo non è molto, pensando alle imminenti progettazioni del PNRR, sottolinea. Il lavoro da fare è pure interno: «Anche il Terzo settore deve riflettere su di sé, sulle forme con cui si rappresenta con le istituzioni. Non vorrei che si chiedesse al Terzo settore di fare rappresentanza e allo stesso tempo le associazioni non sostengano il terzo settore. Nessuna associazione può farcela da sola».
Scarica il documento della ricerca: www.csvemiliaromagna.it/wp-content/uploads/2022/01/rapporto-CSV.pdf
Guarda la presentazione: www.youtube.com/watch?v=nIiQ4iZGfLk