La nuova (e provvisoria) sezione giovani adulti
di Igli Meta / Da alcuni mesi, nell’istituto penitenziario di Bologna sono stati trasferiti alcuni giovani adulti (di età compresa tra i 18 e i 25 anni) nel tentativo di diminuire il sovraffollamento presente nei vari istituti minorili del paese. Questa decisione risulta poco comprensibile, poiché anche nelle carceri per adulti la popolazione supera la capienza regolamentare, specialmente qui alla Dozza, dove si è scelto di spostare in via provvisoria questi giovani.
Noi detenuti adulti non possiamo incontrarci né svolgere alcuna attività insieme a questa nuova popolazione di detenuti. Infatti, per evitare il contatto, sono state adottate misure che hanno complicato ulteriormente la vita quotidiana di chi era già recluso in questo istituto, agenti compresi. Tuttavia, capita di vederli e, a volte, di scambiare qualche parola.
Quando mi trovo nelle vicinanze dell’area in cui sono collocati, la curiosità mi spinge a fermarmi e a osservare come trascorrono le loro giornate, cercando di capire quale trattamento differente rispetto al nostro vi sia.
Innanzitutto, bisogna sottolineare che in un primo momento i reclusi erano solo una decina, fino a raggiungere un numero massimo di trenta. Questo numero è molto basso, considerando che i due reparti dove adesso sono collocati prima ospitavano cento detenuti. Quindi, mi viene da dire, che senso ha scuotere l’intero sistema se alla fine si trattava di un numero così limitato di persone?
Anche gli agenti che vi operano, nonostante il numero contenuto di detenuti, sono molti di più rispetto a quando in questi reparti vi erano gli adulti. Per quanto riguarda gli agenti di polizia penitenziaria, mi ha subito colpito che all’interno dell’area riservata ai giovani adulti non lavorano solo assistenti uomini, ma anche donne. Da noi raramente si possono vedere donne che prestano servizio.
Ciò che però lascia senza parole è il rapporto che c’è tra i detenuti e gli agenti di polizia penitenziaria che operano in questo reparto della Dozza. Vedere gli agenti giocare a calcio con i giovani detenuti, facendo delle sfide su chi fa più goal o para più rigori, è qualcosa di anormale per noi. Oppure osservare che durante l’ora d’aria un detenuto gioca a pallavolo con l’assistente è inimmaginabile per chi ha commesso il reato da maggiorenne.
Scene del genere, oltre questa rete che ci separa, non si vedono. L’approccio degli agenti con i giovani, rispetto agli adulti, è completamente differente. Questi piccoli episodi mi fanno capire che anche i trattamenti sono molto diversi rispetto al nostro regime.
Bisogna sottolineare che i giovani collocati provvisoriamente, anche se pochi, si rivelano molto problematici. Infatti, quotidianamente si sentono urla e sbattimenti di porte, oltre a mostrare comportamenti caotici.
I ragazzi sono seguiti continuamente, a differenza degli adulti, da tanti educatori e mediatori culturali. In particolare, quest’ultima figura è molto presente, addirittura più degli educatori stessi. I mediatori culturali stanno tutto il giorno con i ragazzi, affiancando e dando un grande ausilio agli agenti. Essi gestiscono spesso anche situazioni di tensione e dibattiti. Il loro rapporto con i ragazzi ricorda quello tra un genitore e i suoi figli oppure il rapporto tra amici. Insomma, un ruolo veramente essenziale, perché laddove le competenze degli agenti finiscono, subentra la figura dei mediatori. Inoltre, questa figura è molto importante perché la quasi totalità dei ragazzi è di origine straniera.
Nonostante la realtà positiva in cui si trovano, i giovani ci confidano – nei brevi scambi di parole – di non trovarsi bene nel luogo in cui sono collocati. In alcuni casi, ci dichiarano che vorrebbero addirittura essere trasferiti nel carcere per gli adulti. Affermazione quest’ultima molto preoccupante, che dovrebbe far riflettere gli operatori penitenziari.
Anche i volontari sono molto presenti. A differenza delle carceri normali, nel reparto dei giovani adulti entrano anche nei giorni festivi, proprio per far sentire loro una sorta di presenza continua e non farli sentire abbandonati. La presenza costante dei volontari nel reparto dei giovani adulti è un importante fattore di sostegno per i ragazzi, perché fornisce loro occasioni di svago e contatto con la comunità esterna.