Il senso del tempo quando si è rinchiusi

di Pasquale Acconciaioco/Il senso del tempo. Che strano avere un po’ di tempo per pensare se c’è un senso. Qui, dentro al carcere, la vita si ferma e forse potremmo esserne contenti; e invece no, qui desideriamo solo che il tempo scappi via, la pena finisca presto, possibilmente in un istante. Qui in pochi trovano una vera motivazione per godersi ogni singolo giorno, considerando che ogni istante che passa è un istante in meno a disposizione, e che la vita inesorabilmente si accorcia. Se si chiede ad una persona di 45 anni che entra in carcere con una condanna a 20 se vorrebbe svegliarsi domani avendo già scontato la pena, sicuramente accetterebbe senza pensarci, dimenticando però che si sveglierebbe a 65 anni invecchiato di un bel po’senza aver vissuto una gran parte della vita.

Ma quale è il senso del tempo? La domanda, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non riguarda solo noi che siamo intrappolati in mezzo a due lancette che sembrano immobili. Anche fuori molti desiderano che il tempo “passi in fretta”: quanti, ad esempio, il lunedì mattina, magari con un gran male alla testa, desiderano solo che arrivi il week end per godersi un po’ il senso del tempo, vivendo in apnea tutta la settimana. Credo invece che dovremmo imparare ad apprezzare ogni singola ora di questa triste e bella vita, anche se non è facile, viste le difficoltà del presente e le innumerevoli ferite che il tempo ci ha lasciato nel passato, con guerre, catastrofi naturali, conflitti senza fine. Eppure anche il passato è attraente per chi vuole capire il senso del tempo, e ancora oggi molti studiano la storia di secoli e secoli proprio per capire il presente.

Forse da detenuto non sono la persona più adatta a parlare del senso del tempo, perché effettivamente ne sto sprecando tanto, qui chiuso fra quattro mura. Ma forse non è così, dal momento che è l’una e mezza di notte e sto dando un senso a questa lunga nottata. Penso al tempo come a una dimensione a doppia faccia, come siamo anche noi umani. Penso al Colosseo, dove nel passato si sono affrontati migliaia di gladiatori e dove adesso vengono turisti da tutto il mondo per ammirarne le meraviglie architettoniche senza pensare alla sofferenza di chi ha combattuto lì dentro solo per il piacere dei potenti che volevano dare un senso al loro tempo perché si annoiavano, coinvolgendo anche il popolo in questo spettacolo crudele. Oppure a Pompei ed Ercolano, dove il tempo si è fermato forse perché il Vesuvio decise di dare un senso al suo tempo… Quel luogo di morte e di terrore è oggi un luogo che attrae chi cerca, nella storia, il senso del proprio tempo.