Conviene tacere o denunciare?

Fatbardh Mneraj / Per le persone che vivono in carcere è davvero difficile denunciare fatti che le riguardano. Non solo perché per molti è ancora radicato il convincimento che sporgere denuncia contro chiunque sia un’infamia, ma anche perché chi si decide a farlo incontra sempre molte difficoltà e ostacoli, spesso creati proprio dall’amministrazione penitenziaria, che non vede di buon occhio le segnalazioni, in particolare quelle che evidenziano ciò che non funziona nella vita detentiva.

Se un detenuto cerca di far valere i propri diritti, non solo rischia di finire su un furgone per essere trasferito, ma deve superare un percorso a ostacoli, tra infinite attese e innumerevoli scaricabarile tra i vari organi competenti. La cosa curiosa è che invece quando è il detenuto a dover essere querelato, l’ufficio comando del carcere diventa l’organo più efficiente e veloce in assoluto. Penso che la possibilità di far valere i propri diritti seguendo le corrette procedure sia parte importante del percorso rieducativo.

Affermare ciò che si ritiene giusto senza violenza e aggressività è una conquista umana e civile: tristemente, però, oggi resta l’unico modo per farsi ascoltare da parte dell’amministrazione carceraria del penitenziario di Bologna.