
di Filippo Milazzo/Quando un padre è in carcere e ha dei figli piccoli o adolescenti, la scelta di dire la verità o di tenerla celata è molto difficile soprattutto pensando al bene dei bambini e all’importanza del rapporto con i genitori.
La decisione di dire bugie e, di conseguenza, di vivere di sotterfugi risponde all’esigenza di tutelare l’equilibrio dei figli, di evitare loro dispiaceri e di non farli sentire diversi dai coetanei, o deriva piuttosto dal bisogno di evitare il giudizio e dare spiegazioni?
In occasione della mia prima carcerazione avevo dei figli minori e non sapevo cosa fare, se dire la verità o rifugiarmi nelle bugie. Ci ho pensato qualche giorno, e ho deciso di dire loro la vera ragione per cui non sarei più stato a casa con loro. Ricordo che non l’hanno presa molto bene: loro desideravano che il papà fosse sempre al loro fianco e questo, ovviamente, non era più possibile. E da quel momento ho fatto fatica a fare il padre, ho sempre avuto paura di richiamarli temendo che potessero rispondermi: “Ma proprio tu con quale faccia e con quale coraggio ti permetti di dirci cosa dobbiamo fare?” Avrei voluto essere un genitore perfetto, un padre di cui avrebbero potuto andare fieri, sempre presente nelle loro difficoltà ed invece sono diventato un genitore da tenere nascosto, del quale hanno sempre evitato di parlare se non per raccontare pietose bugie a chi non conosce la mia vicenda giudiziaria e pone domande indiscrete. Il tempo fuori passa mentre in carcere si ferma, e per noi detenuti immaginare che le nostre famiglie continuano a vivere loro vita non è semplice. Forse li vediamo immobili, come noi. E invece i miei figli sono cresciuti, hanno vissuto la loro vita, hanno continuato a vergognarsi, a vivere un pezzo di mondo nascosto, con tante situazioni difficili, come quando gli amici, le amiche, i professori chiedevano “dove è tuo padre?” “perché non si vede mai?”
Noi in carcere queste cose non le sappiamo, non conosciamo la quotidianità dei nostri figli, non sappiamo cosa si inventano per rispondere agli interrogativi indiscreti dei curiosi.
Quando sono uscito, dopo la prima carcerazione, ho cercato di ricostruire la famiglia, ma purtroppo per me era tardi: i figli erano ormai grandi ed erano cresciuti senza l’affetto di cui avrebbero avuto bisogno. Ho provato e ci sto ancora provando, ma è ancora tanto difficile avere un rapporto di reciproca stima e fiducia.
Nonostante tutte queste difficoltà penso che la scelta di dire la verità sia stata giusta. Almeno i miei figli non potranno mai accusarmi di non essere stato sincero con loro. E questo per me è molto importante.